BASILICA SANT’AMBROGIO
a 300m
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Cuore di storia e spiritualità, scrigno d’arte sacra, la Basilica di Sant’Ambrogio rappresenta insieme al Duomo il fulcro della vita spirituale di Milano.
Una grande devozione popolare ruota intorno alla basilica, da sempre meta di pellegrinaggi e di visitatori.
Il suo ingresso, il magnifico quadriportico composto da colonne con capitelli lavorati a rilievo, prepara all’atmosfera raccolta, tipica della chiesa.
Di fronte a noi la facciata “a capanna”, aperta da due loggiati sovrapposti che si congiungono con l’interno del portico e inquadrata in alto dai due campanili, dei Canonici (a sinistra, del 1141) e dei Monaci (a destra, del 842).
Oggi, la Basilica, dedicata al vescovo di Milano, è un magnifico esempio d’architettura romanica lombarda.
Costruita tra il 379 e il 386 era in origine chiamata “Basilica Martyrum” per volere di Sant’Ambrogio. Sorta al centro di una vasta area (Hortus Philipphi) riservata a sepolture cristiane e caratterizzata dalla presenza di piccole celle in memoria dei martiri, la basilica, dedicata ai martiri Gervasio e Protasio, era inizialmente destinata ad accogliere la tomba del fondatore.
L’antico edificio, di cui conosciamo la sola pianta, è stato ampiamente modificato a partire dal IX secolo. La basilica si compone di tre navate, due laterali ed una centrale; il soffitto è costituito da volte a crociera a costoloni e da pilastri che conferiscono slancio e armonia. Se non molto resta in Sant’Ambrogio della originaria basilica Martyrum, sono però rimaste preziose testimonianze dell’epoca.
Tra queste, il raffinato “sarcofago di Stilicone”, attribuito dalla tradizione al generale di Teodosio ma probabilmente commissionato da un personaggio di alto rango legato alla corte milanese.
Della decorazione delle pareti interne rimangono alcune tarsie marmoree policrome e una transenna marmorea, appartenente probabilmente alla recinzione dell’altare dei santi martiri, recante il cristogramma con l’alfa e l’omega. Eccezionalmente si sono conservati due pregiatissimi pannelli in legno scolpito della porta d’ingresso commissionata da Ambrogio.
Un percorso tra arte e storia ci accompagna lungo le navate laterali con numerose e preziose decorazioni sulle volte.
Ma lo sguardo corre subito al fulcro della basilica: il ciborio, un baldacchino ornato da stucchi lombardo bizantini, un elegante luogo sostenuto da quattro colonne romane che racchiude e custodisce il capolavoro dell’arte carolingia (unico esemplare conservato in metalli nobili): l’Altare d’Oro.
La storia ci racconta che probabilmente nel IX secolo il vescovo Angilberto abbia traslato i resti dei vescovi in un sarcofago di porfido poi ricoperto dal prezioso Altare, detto anche di Vuolvinio, autore della magnifica opera. Sul fronte anteriore narra gli episodi della vita di Cristo e sul retro, la vita di Sant’Ambrogio.
Anche questa trasformazione tuttavia non è definitiva. La successiva costruzione della cripta nel X secolo, con il rialzo pavimentale del coro, porta altri cambiamenti. Attualmente i resti di Gervasio, Protasio e Ambrogio sono collocati in un’urna d’argento posta sotto l’altare.
sito di rifermento: www.basilicasantambrogio.it
fonte: http://www.turismo.milano.it
foto: dalla rete
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