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CASA CANDIANI

a 800m
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Se a Milano si percorre via Matteo Bandello partendo da corso di Porta Vercellina, dov’erano i bastioni spagnoli, vediamo una cortina di edifici in mattoni e decorazioni in cotto che piega poi in via San Vittore. Il lato dei numeri pari costituisce un unicum di cittadella industriale di fine Ottocento praticamente intatto: sono le “Case Candiani”, cioè il palazzo padronale, le abitazioni operaie e le (scomparse) fornaci della Carlo Candiani e C., l’azienda che ha prodotto le terrecotte e le statue del Museo di Storia Naturale di Milano inaugurato nel 1892. Lo spirito del luogo ha mantenuto la vocazione ad ospitare nel tempo diverse aziende senza stravolgere l’aspetto degli edifici, ancora oggi in parte residenziali e in parte sedi di attività legate al design e all’architettura, in maniera simile a quanto successo alle fabbriche dismesse nelle non lontane vie Tortona e Savona.

A Milano non erano poche le aziende che fin dalla metà dell’Ottocento producevano manufatti in terracotta (Andrea Boni, Dall’Ara, Righetti, e la fornace Curti che risaliva al 1400), sia artistici che tipicamente edilizi, vista la richiesta della fiorente architettura neorinascimentale.
E diverse ditte a nome Candiani operavano fin dal 1836 come fabbricanti di laterizi e oggetti di terracotta vetrificata in vari luoghi a Milano, in Lombardia e in Piemonte. A metà del secolo alcuni Candiani figurano con fabbriche di mattoni nella zona di via San Vittore a ridosso delle mura: un Ferdinando nel 1856 in via San Vittore al 39, e un Ambrogio nel 1863 nella trasversale via Ochette (poi Matteo Bandello). La Carlo Candiani e C. si stabilisce con una fornace in via San Vittore 47 nel 1868.

CASA CANDIANI
L’edificio di Broggi che fa angolo con via Vico e via Bandello, iniziato nel 1882 e finito nel 1885, è il palazzo padronale concepito come un vero e proprio campionario della produzione dell’azienda, dove è evidente l’intenzione di “creare nell’abitazione del proprietario dell’industria un saggio ed un esempio della perfezione a cui quest’industria è stata oggi da lui ridotta”, come si dice in Milano Tecnica dal 1859 al 1884.

Due ordini di lesene inquadrano le finestre, un elaborato cornicione conclude le facciate, una bifora sovrasta il portale d’ingresso. “La porta è nello stile del Risorgimento lombardo, comunemente detto Bramantesco; le finestre hanno il vano scompartito in due da una elegante colonnina, e tutte le sagomature sono ricariche d’ornamenti d’ogni sorta”. Nell’immagine di progetto da Milano Tecnica, oltre a balaustre, fregi, cornici, capitelli e mascheroni si vedono anche due statue sul coronamento della facciata d’angolo, proprio come avverrà per il Museo di Storia Naturale.

 

fonte: http://www.lombardiabeniculturali.it
foto: dalla rete

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